Comune di Roma, polemica tra Causi e i comitati di “Carteinregola”

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Alcuni giorni fa Carteinregola, il coordinamento di numerosi comitati, aveva pubblicato sul suo portale (carteinregola.it) un’articolo a firma Anna Maria Bianchi, molto critico sull’eventualità dell’ingresso dell’on Marco Causi nella Giunta di Ignazio Marino. L’obiezione di fondo era che l’onorevole non rappresentasse un volto nuovo e anzi risultasse «esattamente agli antipodi di quello che sarebbe necessario e che si aspettano i cittadini, per portare Roma fuori dal pantano di Mafia Capitale» ovvero «far entrare in Campidoglio aria nuova e facce nuove, scelte tra gente in gamba della società civile, lasciando al lavoro parlamentare quei politici con lunghe carriere alle spalle».

LE CRITICHE – Fra le critiche quella del sostanziale fallimento del “Modello Roma” (che Causi visse come assessore al bilancio), modello che fra notti bianche e festival dimenticava le periferie, mentre «non si correva ai ripari per evitare di raggiungere il debito monstre (accumulato in vari anni) che nel 2008, quando il centrosinistra ha lasciato il governo della città, ammontava a  22,4 miliardi».

LA DIFESA – A stretto giro di posta rispondeva lo stesso Causi affermando che con Veltroni «con i nuovi indirizzi industriali Acea fra il 2003 e il 2008 ha mostrato la crescita più elevata fra le imprese omologhe in Italia, crescita industriale e occupazionale e non soltanto nei valori di borsa, crescita che si è interrotta dal 2009 in conseguenza della scelta del consiglio di amministrazione insediato da Alemanno di rompere l’alleanza con Gaz de France e di rinunciare all’acquisto della rete gas di Roma, e quindi di rinunciare all’obiettivo (storico) di riunificare la gestione delle reti di elettricità e gas della città». Inoltre la Giuta Veltroni nel 2004 «operò una ristrutturazione del vecchio debito (che origina fin dagli anni ’80) emettendo un Bond a tasso fisso a lungo termine (analogo a un BTP)». L’operazione di scorporo dei 7 miliardi storici (ante 2008) più ad altri 4 miliardi corrispondenti a debiti commerciali e a potenziali debiti fuori bilancio «fu il modo con cui il Governo Berlusconi-Tremonti aiutò Alemanno «il quale si ritrovò con un bilancio libero da oneri per il ripagamento del debito e degli interessi». Ma Alemanno usò quel margine di libertà «per aumentare in modo sconsiderato la spesa corrente del Comune di Roma, passata fra 2008 e 2013 da 3 a 4 miliardi (più 25 per cento), con tutto il corollario di assunzioni facili all’Ama, all’Atac, ecc».

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LA REPLICA – Non manca la replica di Carteinregola che fra l’altro insiste sulla consistenza del debito ereditato da Alemanno e cita il commissario al debito Varrazzani, il quale mise per iscritto che «al 26 luglio 2010 il debito raggiungeva i 22,4 miliardi, ed era poi sceso fino a 14,9 all’inizio del 2014», grazie a «pagamenti, cancellazioni di debiti, risparmi da transazioni e rettifiche contabili». E si ribadisce che dopo Mafia Capitale «è indispensabile dare ai cittadini una risposta forte e soprattutto in discontinuità con il passato. Non solo con quello di Alemanno, ma anche con quello di Veltroni e Rutelli». Insomma, per Carteinregola Causi non rappresenta il nuovo che avanza e tanto meno è ripetibile il “modello Roma” che il coordinamento contesta dimenticando che quel modello visse in tempi migliori, prima che scattasse il soffocante patto di stabilità che oggi mette in ginocchio i Comuni.

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