Rifiuti, sì delle Regioni ai nuovi inceneritori ma Buschini frena

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Mentre la Capitale continua allegramente a esportare rifiuti nel Nord Italia e all’estero perché vengano smaltiti, questa volta si apre un contenzioso fra la Regione Lazio, per principio ambientalista, e il Governo.

COSA PREVEDE IL DECRETO MINISTERIALE – Succede infatti che un decreto del Ministero per gli Affari Regionali, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, stabilisca la nuova disciplina per gli impianti di trattamento dei rifiuti inertizzati. Cioè di quei rifiuti trattati e ridotti in balle di cdr, combustibile derivato da rifiuti, che attualmente vengono bruciati dai termovalorizzatori diffusamente presenti nel Nord Italia e all’estero, appunto. Questo nell’immediato significa che si potrà attivare la prima linea del gassificatore di Malagrotta bloccata da tempo, ma anche avviare il secondo impianto di Cerroni che non ha mai funzionato. Quindi due linee di smaltimento che si aggiungono a quella obsoleta di Colleferro e a quella più piccola di San Vittore, di proprietà di Acea. Questi impianti potranno così smaltire le migliaia di balle di combustibile da rifiuti (cfr) sfornati dagli impianti di trattamento di Rocca Cencia, Salario e Malagrotta. Ma non basta perché il decreto prevede che a San Vittore dovrà essere costruita una nuova linea di gassificazione mentre la Regione Lazio dovrà provvedere a realizzare un nuovo impianto aggiuntivo a servizio, per un totale di cinque linee di smaltimento.

IL CONTENZIOSO AMBIENTALISTA – La decisione del governo non è peregrina perché sul Lazio pende una deroga ma anche una procedura aperta di infrazione europea per via della trasmigrazione dei nostri rifiuti in altre Regioni. Quindi il decreto ipotizza una regione finalmente autosufficiente nella realizzazione del ciclo industriale completo che va dal trattamento allo smaltimento della “monnezza” che dovrà essere smaltita in loco. Non sia mai, immediatamente il neo assessore regionale per i rifiuti Mauro Buschini da Frosinone insorge perché pare addirittura che il Lazio non fosse presente a quella Conferenza Stato-Regioni che ha dato il proprio consenso al nefando decreto. «Ho scritto questa mattina al Ministro dell’Ambiente Galletti per meglio esplicitare l’orientamento della Regione Lazio nel merito del fabbisogno impiantistico in tema di smaltimento dei rifiuti» spiega Buschini. Anzi, fa di più perché annuncia che le valutazioni e i calcoli effettuati dal Ministero «non coincidono con quelli indicati e inviati precedentemente dalla Regione». Infatti a fronte di un aumento di 200mila tonnellate anno di rifiuti da bruciare, grazie alla raccolta differenziata promossa da Roma e dalla Regione, la “monnezza” da bruciare è già stata ridotta di 270mila tonnellate anno. Poi spiega che la prima linea del gassificassero di Cerroni che dovrebbe smaltire almeno 91.000 tonnellate «è attualmente ferma in quanto sottoposta a verifica. Su questa eventuale linea l’amministrazione regionale attiverà la procedura di valutazione ambientale strategica in sede di revisione del piano». Il che riapre la porta almeno a una futura riattivazione di quella linea. Poi Buschini annuncia trionfante che dai dati in suo possesso risulta «una progressiva crescita della raccolta differenziata» per cui «prevedibile una diminuzione delle esigenze di impianti per la valorizzazione energetica».

NON NEL MIO GIARDINO –
Boatos di approvazione di ambientalisti vecchi e nuovi, levata di scudi dei 5stelle contro la possibilità di rimettere in gioco il perfido Cerroni. Ma resta il fatto che, nel frattempo, le balle di cdr continueranno a venir esportate mentre i mitici distretti ecologici di Ama sono, come si dice da quelle parti, “a carissimo amico”. Con l’aggravante che anche questi troveranno l’opposizione degli amanti dei “rifiuti zero” perché si tratterà pur sempre di depositi coperti e sigillati di “monnezza” differenziata che nessuno vorrà vicino al giardinetto di casa sua. Insomma, i bruciatori che altrove funzionano egregiamente a pieno regime fornendo energia, qui da noi sono osteggiati, forse perché possono fare perdere voti. In fondo è più facile aumentare di qualche euro la tariffa dell’immondizia per poter continuare a esportare rifiuti trattati, che piazzarti un bel bruciatore (sia pur con tutte le garanzie ecologiche) sotto casa.

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