Agricoltura, Regione Lazio, imprese e Coldiretti incontrano gli studenti

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I migliori giovani talenti del Lazio incontrano le aziende agroalimentari, in una due giorni tutta dedicata al rilancio del settore agroindustriale della regione, sempre più in grado di raccogliere le sfide dell’occupazione e della crescita sostenibile. Al centro congresso Frentani, a Roma, realtà come Acqua di Nepi, Pallini, Birradamare e Chinottissimo dialogano con studenti delle università romane e laziali e incontrano le istituzioni, con l’obiettivo comune di puntare sulle ”eccellenze agroalimentari del Lazio per un rilancio sostenibile dell’economia regionale”. E” questo il tema dell’incontro, organizzato con il sostegno di Arsial, che ha aperto i lavori con un focus su ”La conoscenza della terra passa anche attraverso i propri prodotti tipici” a cui hanno preso parte l’amministratore unico di Arsial, Antonio Rosati, l’assessore regionale all’Agricoltura, Carlo Hausmann, e David Granieri, presidente della Coldiretti Lazio. Con loro, anche Micaela Pallini, vicepresidente e amministratore delegato di Pallini Spa, e Elio Miceli, co-fondatore Birradamare, moderati da Carlo Magni, professore di Politica economica dell’università di Roma La Sapienza.

Al centro del convegno, l’economia dell’agroalimentare che, negli ultimi anni, si è affermata come un “settore chiave” in grado di generare nuovi sbocchi lavorativi: dall’agricoltura biologica al turismo ecologico, veri e propri comparti strategici per la valorizzazione dei prodotti tipici. In questo senso, “questo evento è importante perchè si mette a disposizione un’offerta in un modello innovativo per il rilancio del settore come segmento strategico”, ha detto Granieri, secondo il quale nel Lazio “siamo chiamati a giocare due carte fondamentali: la distintività e la sostenibilità non solo ambientale, ma anche lavorativa”. E a proposito di lavoro, Pallini, forte dei suoi 140 anni di storia e di una esportazione che riguarda oltre l’80% della produzione, ricorda i “problemi dimensionali delle nostre aziende- ha detto l’ad che è anche presidente del settore alimentare di Unindustria- con il risultato che come agroalimentare esportiamo molto meno della Germania”. Le competenze che servono alle aziende per crescere? “La conoscenza delle lingue, la tecnologia, capacità commerciali e anche capacità di innovare”, ha spiegato Pallini a una platea fatta anche di studenti.

Punta molto sulla comunicazione l’azienda Birradamare, con Miceli che ha ricordato come “Roma crei un’emozione e spesso questo si dimentica. Ma se questa città continua a essere ”solo storica”, non ne usciremo mai. Bisogna metterci dei contenuti nuovi e moderni. Ecco perchè serve chi sa comunicare”. Domani tutte le aziende che hanno aderito all’iniziativa incontreranno i giovani laureati e laureandi che vorranno conoscere le opportunità di crescita nell’ambito delle professioni offerte dal settore dell’economia agroalimentare, nell’ambito del career day Brain at work. “L’agroindustria può creare lavoro, che è il nostro assillo”, ha detto Rosati, ricordando che “il 39% di giovani non occupati è la percentuale più alta dell’area euro e rappresenta un segnale di allarme. Il Lazio e l’Italia devono giocare la carta dell’agroindustria”. Ma per farlo, secondo Rosati, “è necessario fare sistema, perchè siamo una straordinaria rete di piccoli e medi imprenditori, anche industriali, ma facciamo fatica a metterci insieme e cooperare.

E invece – ha tenuto a dire – dobbiamo cooperare per competere e aggredire insieme il mercato internazionale, ma anche quello interno. La sfida- ha concluso- è quella dell’economia della bellezza che ruota intorno al triangolo turismo, cultura e cibo”. E anche per l’assessore Hausmann “teoricamente gli spazi per sviluppare lavoro in questo settore sono giganteschi, ma ci sono molti nodi da sciogliere”. Per l’assessore “siamo dentro una grande evoluzione del settore”. Per questo “voglio guardare con voi alla sfida dei prossimi anni e costruire qualcosa di nuovo- ha detto- e credo che i due più grandi concetti su cui lavorare sono la giusta remunerazione del prodotto e il suo gusto, perchè l’eccellenza alimentare- ha concluso- si riconosce prima di tutto da questo”.

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