I lavoratori del “lavanolo” ospedaliero temono di restare a spasso dopo la nuova aggiudicazione della gara regionale

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Si è svolto oggi presso l’ingresso alla Regione Lazio di via Rosa Garibaldi il presidio unitario promosso da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil con i lavoratori e le lavoratrici dei servizi di lavanolo della sanità pubblica regionale.
I lavoratori chiedono che la Regione rispetti gli impegni presi sul futuro occupazionale e sulle condizioni contrattuali e salariali in vista dell’imminente cambio appalto, aggiudicato alle società di Morabito a Pomezia e ad altri nella cordata, con notevoli ribassi sulla base d’asta.

Di questa vicenda ha scritto cinque quotidiano il 5 marzo (vedi link) e l’8 aprile (vedi link) spiegando che il “Lavanolo” è il servizio del noleggio e del lavaggio di tutta la biancheria, sia per i letti che per le divise, che viene impiegata da un ospedale o una struttura sanitaria. 

Prima del 2011 la gestione del servizio era affidata, con costi economici rilevanti, ad operatori economici molto noti nel settore: il principale era Lavin (ora Adapta) che gestiva una grande fetta del territorio regionale con appalti di lavanolo e fornitura di kit sterili per sala operatoria, la stessa Lavin che fa parte del Gruppo Innova diell’imprenditore di Pomezia Morabito. Poi  il 28 dicembre del 2016 arriva la nuova gara in 8 lotti, che vale più di 133 milioni di euro per 5 anni.  

Nella seduta del 16 maggio del 2017 si aprono i plichi di 9 concorrenti e tutti ammessi, con Determinazione del 06/06/2017, a seguito della fase di verifica della documentazione amministrativa. Solo che Servizi Sanitari Integrati srl con Lavanderia D’Alessio srl, non ce la farebbe a raggiungere il fatturato necessario a partecipare ai tre lotti di suo interesse, e quindi presenta l’avvalimento (dimostrazione) del requisito di una società ausiliaria, di Campo Ligure, a Genova, la Lavanderia Val Di Vara, che gli presta 2 milioni e mezzo di fatturato.

Le buste con la documentazione tecnica e la campionatura si aprono solo il 31 ottobre del 2017 e quindi la commissione nominata può iniziare i lavori di valutazione. Il 10 luglio 2018 viene fissata la seduta di apertura delle offerte economiche. La sala gare è gremita anche di rappresentanze sindacali che vogliono capire che fine faranno i lavoratori attualmente impiegati nella fornitura del servizio.

Alla lettura dei punteggi vengono penalizzate fortemente le due società maggiori, mentre Adapta e SSI brillano nei punteggi sopra quasi tutte le altre, grazie a sconti rispetto alla base d’asta, anche del 49%.

Nel frattempo la SoGeSi inoltra ricorso al Consiglio di Stato che decide di dar corso agli effetti della gara, ma riserva il giudizio finale sulla sua validità e soprattutto nel merito dei criteri di aggiudicazione, ai primi di ottobre. 

E allora cosa rivendicano i sindacati che stamane hanno presidiato i cancelli della Regione? Rivendicano certezze sui tempi e le modalità del cambio di appalto garantendo ai lavoratori coinvolti il mantenimento del posto di lavoro, a parità di condizioni economiche e normative e nel rispetto del Contratto collettivo nazionale di settore.

Eh sì, perché con il ribasso massimo del 49% di base d’asta risulta difficile credere che il livelli occupazionali verranno mantenuti, mentre è certo che la SoGeSi, per poco ancora attuale gestore dei servizi sino quando non verranno definite le procedure del passaggio delle consegne, dovrà ricorrere  a tagli del personale.

Giuliano Longo

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