Locarno 72, “A Febre” e “Fi al-thawra” (During Revolution): due realtà diverse ma ugualmente a disagio

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Oggi vogliamo parlarvi di due film che ci hanno particolarmente colpito per la rappresentazione di due realtà diverse ma ugualmente a disagio.
Il primo è A Febre del regista Maya Da-Rin e con un bel cast: Regis Myrupu, Rosa Peixoto, Johnatan Sodré, Kaisaro Jussara Brito, Edmildo Vaz Pimentel, Anunciata Teles Soares, Lourinelson Wladimir.

Il film di cui spicca la bellissima fotografia, racconta la storia di Justino, un indigeno che appartiene al popolo Desana e lavora come guardia al porto di Manaus, ed è stato costretto a trasferirsi   nella città portuale dove lavora, per poter mantenere la famiglia e fa un lavoro che, come lui stesso descrive è come quello di un cacciatore senza preda. Fa la guardia ai container di un porto, un lavoro estraniante e la sera torna da sua figlia che lavora in un ospedale. Ma lui, che viveva nella foresta di caccia e pesca sente il richiamo del villaggio amazzonico dov’è nato. La partenza della figlia per l’università e l’incontro con il fratello che lo riporta a riti ancestrali fa scoppiare la febbre ed i sogni. A Febre ci fa entrare nel vissuto di una persona che ha cambiato cultura cercando di vivere come i bianchi e, soprattutto cercando di prendere dalla loro cultura quello che li potrebbe aiutare a salvare quella di origine. L’attore protagonista, che ha vissuto la storia sulla sua pelle, ci narra la storia di un popolo che ha molte diverse etnie con lingue diverse, che vive in Brasile al margine della foresta entrando ed uscendo qunado vuole. Ma ogni volta che rientra tutto è diverso perchè l’ambiente è modificato dalle attuali politiche ed anche le leggi tentano di ricacciare indietro gli indigenie togliere loro I diritti conquistati in questi anni.
È un film straordinario tutto sussurrato e vissuto nell’intimo del protagonista che mostra il suo disagio solo attraverso la febbre che lo colpisce a momenti alterni. Un bellissimo invito a considerare le sofferenze di chi si sradica dal suo paese e dalla sua cultura per ragioni economiche e non viene accolto con il dovuto rispetto nella nuova.

Il secondo film è Fi al-thawra (During Revolution) del regista Maya Khoury – Produzione The Abounaddara Collective.

Una donna invisibile riprende i suoi concittadini durante la rivoluzione. Tutto ciò accade in un paese chiamato Siria, fra il 2011 e il 2017.
Ci porta in Siria in un momento non specificato ed in un luogo non specificato. È firmato da un collettivo per ragioni di sicurezza ed è un docu-film che racconta la vita di un gruppo di attivisti politici, la loro vita quotidiana, le speranze, i dilemmi di un conflitto generazionale. Stimola l’immaginazione delle persone, mostrando come si possa partire da una protesta per arrivare alla professionalizzazione della stessa ed ad altre forme di violenza. Il film, dice il regista, deve restare nella mente delle persone, non ha bisogno di un luogo di riferimento, di una guerra di riferimento, di un regime di riferimento. Questi passano, le immagini restano. E credo che queste immagini resteranno per molto.

Anna Maria Felici

(foto profilo facebook Locarno Film Festival)

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